Dove sono finiti i desideri espressi il giorno del compleanno

Di Cristina Amato - Scritto il

 

Oggi vi vorrei parlare di qualcosa di immateriale “fatto della stessa materia dei sogni” direbbe Shakespeare, qualcosa di magico e fugace, etereo. Una spinta irrefrenabile, il motore del mondo, forte quanto l’amore e l’ambizione: sto parlando dei desideri.

Il compleanno è il classico giorno da "esprimi un desiderio", diciamo che chi legge questo pezzo avrà 20, 30, 40, 50, 70 anni (ciao papà) beh saranno stati un sacco i desideri già espressi, ma che fine hanno fatto? E come sono cambiati i desideri negli anni? Cioè immagino che a 4 anni il desiderio era: “per favore fai che possa ricevere la bicicletta nuova, quella macchinetta telecomandata o la Barbie fashion che ho visto in vetrina l’altro giorno”, a 7 anni le cose si complicavano un po’, sempre lì davanti alla torta attorniati dai nostri compagnetti, magari con quel ridicolo cappellino a punta che mamma aveva comprato per l’occasione e via con fiu … fiu… fiuuu, soffia, soffia, soffia sempre più forte ed esprimi il desiderio: “ti prego fai che Giulia si innamori di me, perché non mi cresce la barbaaa, voglio colorarmi i capelli, fai che mamma accetti, ti prego fai che non debba mettere l’aparecchio, se no Antonio non mi guarderà più, fai che mamma si decida a comprarmi la pianola, da grande voglio fare il musicista, ti prego aiutami a convincere papà a comprarmi il cagnolino"...

A 12 anni eravamo sempre lì davanti alla torta con un nuovo carico di desideri. Un po’ più alti e un po’ più goffi, atteggiandoci a piccoli uomini e piccole donne, e allora strizzavamo gli occhi ancora di più, convinti che soffiare sulle candeline della torta avrebbe davvero dato vita a una serie di eventi positivi e quindi alla realizzazione dei nostri sogni: "Fai che papà si convinca a comprarmi il motorino, ti prego fai in modo che Giulia esca con me, le ho scritto una lettera, basterebbe una piccola x sul sì" "Dio ti prego fai che io possa togliere gli occhiali, fammi diventareeee graandeeeeee" , l'ultimo dei desideri era, senza dubbio, il più gettonato. E adesso? 

A 18 anni, sicuramente l’anno più carico di aspettative e di desideri, eravamo pronti a festeggiare materialmente e spiritualmente la tanto bramata indipendenza con l'arrivo dei 18 un desiderio si era almeno realizzato (quello di sentirsi grandi). E voi? Cosa avete sperato soffiando sulle 18 candeline? Una macchina, un viaggio finalmente soli lontano dai genitori? Avete desiderato ardentemente di passare gli esami di maturità? Pregato affinché lui o lei si innamorassero perdutamente di voi? O eravate sempre in attesa che una certa Giulia spuntasse il sì con la crocetta sulla vostra letterina e che Antonio vi accettasse con e senza apparecchio? 


(credits deviantart.com)

A 30 anni i desideri sono tangibili, certo non ancora come quelli dei 40 anni. A 30 anni i desideri, pian piano, vestono i panni delle aspettative, soffiare sulle candeline non è solo l’azione che porterà a realizzare qualcosa, ma anche un momento dove prendiamo consapevolezza di ciò che abbiamo fatto e dove vogliamo arrivare. A 30 anni i desideri espressi profumano di futuro, di casa da costruire, di progetti da realizzare. A 30 anni i desideri hanno il gusto di un amore costruito passo dopo passo, magari fino all’altare. A 30 anni i desideri sono il futuro. A quest'età abbiamo quasi perso il conto dei desideri espressi, alcuni si sono forse anche realizzati: abbiamo ricevuto la macchina, la Barbie e forse alla fine Antonio e Giulia si son decisi ad accettarci per quello che siamo e poi?

Ancora non so bene cosa sperano quelli che spengono 40 candeline, io di anni ne ho 35, ma se c’è una cosa che ho capito è che, con il passare del tempo, i desideri diventano speranze, che ogni anno soffiamo con maggiore forza e consapevolezza, che il materiale diventa sempre più effimero. Quando chiudiamo gli occhi, non sogniamo più la bici, la Barbie o di diventare grandi (anzi potessimo tornare indietro...). Con il passare degli anni il desiderio ritrova quel gusto delle piccole cose semplici, perché in fondo i sogni son desideri tutti e allora, anche a 100 anni, sono convinta che chi soffia le candeline desidera poche cose nella vita quelle vere, autentiche e quelle, per fortuna, non si posso comprare. 

Per il prossimo compleanno chiudete gli occhi e fiu fiuuu fiuuuu soffiate sempe più forte. Il tempo passa, i desideri no. 

 

Cristina Amato
#Bio

Cristina è caporedattrice di Splitit Magazine. Laureata presso la facoltà di Lettere e Scienze Umane di Neuchâtel ( Svizzera). Professione copywriter presso un’agenzia pubblicitaria è appassionata di letteratura e di pois. Nel 2013 pubblica il suo romanzo di esordio “Ogni tanto mi tolgo gli occhiali”, nel 2014 la raccolta “Fogli Sparsi” dall’omonima pagina Facebook. Affetta da patologie letterarie sta ancora contando i sogni nel cassetto. Attualmente è al lavoro sul suo secondo romanzo.