Gli 8 souvenirs che non si dovrebbero mai portare di ritorno da un viaggio

Di Diana Pettinato - Scritto il

 

Portare dei souvenirs di ritorno da un viaggio: un’idea brutta, bruttissima, che ci è stata inculcata già a partire dalle gite delle elementari.

Ricordo ancora grandi pianti perché durante la gita a Siracusa non ero riuscita a comprare alla mia mammina un papiro da appendere al muro (e sono sicura che anche lei sta ancora piangendo, di gioia), ma ricordo anche grande soddisfazione quando sono tornata a casa imbottita di fusilli e maccheroni dopo una gita a un pastificio locale.

Non so chi abbia messo in giro la voce che ricevere dei pensierini da parte degli amici che tornano dalle vacanze sia bello, ma probabilmente è stato qualcuno con amici molto ricchi che hanno portato regali degni di questo nome. Noi studentelli squattrinati o sposi novelli, diciamolo, non siamo ancora economicamente in grado di sostenere queste spese, e ci limitiamo quindi a comprare regalini in quegli orrendi negozi per turisti solo perché ci dispiace tornare a mani vuote.

Ed ecco quali sono, tra questi preziosi oggetti, gli 8 che secondo me non andrebbero mai, mai, mai e poi mai acquistati (anche se alcuni li ho comprati io stessa, lo ammetto).

 

Il portapillole

 

Merita sicuramente il podio.

Io capisco la buona intenzione di portare un regalo al nonno, ma credo anche che non esista un regalo più triste e deprimente di un portapillole.

Immaginate di dover rispondere “grazie, era proprio quello che desideravo!” alla vista di un portapillole. Ci riuscite? Ecco, nemmeno io.

 

La borsa col nome della città

 

Scusate ma è una trashata tremenda. Innanzitutto è proprio brutto come oggetto, ma soprattutto trovo illogico invitare qualcuno a indossare una borsa decorata col solo nome (ripetuto cento volte) di una città in cui non è mai stato.

 

La miniatura del monumento

 

O più in generale la miniatura di qualsiasi cosa, come se uno non sapesse com’è fatto il Colosseo (e in ogni caso vederlo in scala 1:10.000 non credo renda granché l’idea). Non solo occupano prezioso spazio vitale nelle case, ma per giunta le rendono brutte e kitsch. E poi da lì è un attimo acquistare un salottino con tappezzerie floreali attirapolvere.

 

La boule de neige

 

Possono piacere o meno: io le trovo abbastanza romantiche, ma ammetto che cominciare a riceverne una squintalata mi urterebbe un po’. Anche perché non vorrei finire per somigliare a quelli che le collezionano, che mi inquietano quasi quanto quelli che collezionano bambole di porcellana che non sbattono mai le palpebre.

 

La matitona gigante

 

Avete presente quelle che si appendono ai muri e con cui non scriverete mai perché non avete una mano gigante e un foglio di carta gigante?

Piuttosto ha senso regalare un’enorme gomma da cancellare per cancellare errori altrettanto enormi.

 

Il ditale

 

Le nonne che cuciono sono una razza in via d’estinzione, e quelle che ancora lo fanno di sicuro non vi rammenderebbero i calzini con un ditale di ceramica con disegnata sopra la Torre di Pisa: decisamente poco funzionale. Senza considerare la disperazione in cui sprofonderebbero se dovesse cadere per terra e rompersi, in quanto regalo prezioso di voi nipotini amati.

 

La T-shirt con scritta simpatica

 

Dove simpatico diventa sinonimo di squallido.

Mi riferisco a quelle in cui svetta a caratteri cubitali la frase tipo “Dalla non è un cantante ma un consiglio”.

Fa ridere? No.

Fa breccia nel cuore del gentil sesso? Ma dai.

 

Io è già da qualche anno che ho optato per la rinuncia ai regali di questo tipo e se proprio sento l’esigenza di fare un regalo porto una calamita (almeno abbelliscono il frigo e tutti le collezionano) o una cartolina (carina, puoi perfino scriverci un pensierino e non occupa spazio, ma soprattutto io rientro ancora tra i personaggi vintage che subiscono il fascino della posta con buste e francobolli).

Un altro modo che ho trovato per evitare di fare/ricevere regali brutti è stato organizzare una lista regalo online con Splitted in occasione dei miei festeggiamenti importanti, come la laurea o il compleanno. Se volete intraprendere anche voi questa strada costellata solo di bei regali, non vi resta che scoprire come funziona Splitted.

 

Diana Pettinato
#Bio

Catanese di nascita e di spirito, abita attualmente a Milano. Medico per vocazione, nel tempo libero si diverte a preparare dolci e a scattare foto, pubblicandole dopo su Instagram. Ha un'insana passione per le torte di mele, i cappelli, le tazze, il Natale e i viaggi. Ama leggere, andare alle mostre e guardare i film (anche se alla fine guarda sempre gli stessi). Punti fermi: la sua famiglia, i suoi amici e la voglia di sorridere sempre. Sogni nel cassetto: studiare a Parigi e aver un cane di nome Paul Anka.