Le 5 regole dell'outfit da studente universitario sotto esame

Di Diana Pettinato - Scritto il

 

“Oggi non ho niente da mettere”.

Probabilmente la frase più pronunciata da ogni donna, in risposta all’altrettanto popolare “cosa mi metto oggi?”.

Care mie, ma anche cari miei, non so se lo sapete già: iscrivendovi all’università avrete in omaggio non solo una riduzione delle diottrie, l’annullamento della vita sociale e lo sfacelo della vostra forma fisica, ma non avrete nemmeno più bisogno di porvi alcuna domanda su cosa mettervi. Il vostro unico abbigliamento sarà infatti rappresentato dal tragico outfit da studente universitario, che non conosce razza, religione o credo politico ed è uguale in tutto il mondo: ugualmente brutto, stinto, macchiato, slabbrato.

Ecco in cosa consiste in 5 punti salienti.

 

1. Acconciatura stile parrucchino

Possiamo anche ammetterlo senza vergognarci troppo: farsi la doccia, e in particolare lo shampoo, è un lusso che sotto esame non ci si può proprio permettere.

Innanzitutto perché sarebbe una perdita di tempo, e già tempo ce n’è sempre troppo poco (la frase “l’università è bella perché puoi gestirti il tuo tempo” è solo un'enorme bugia dato che si finisce sempre per studiare tutto nelle ultime tre settimane), ma soprattutto che ci si lava a fare se tanto si rimane sepolti in casa?

Dignità personale? Parole che perdono lentamente significato durante la sessione d’esami.

Si finisce così per ricorrere a fantasiose acconciature che spaziano dallo chignon tenuto su da tre matite incastrate come stecchini nel caramello, alle code di cavallo + mollettine per tenere fermi i ciuffi ribelli che oscurano la vista durante le sottolineature notturne, alle mezze-code-mezzi-sciolti-treccia ispirati dai momenti di nervosismo puro e semplice.

Essere maschi in questo caso è meno divertente: si diventa dei barboni e quando si va a fare la spesa si viene scambiati per metallari mangia cuori o per estremisti religiosi muniti di esplosivo.

 

2. Felpona oversize – con macchie

Ma da dove spuntano queste felpe oscene che tiriamo fuori durante il periodo esami? Con scritto “Oxford” anche se le nostre ultime vacanze sono state al mare dalla nonna o con colori assolutamente (e giustamente) fuori commercio tipo fuxia lucido (se negli anni ’80 giocavamo ancora con le Barbie com’è possibile che nel nostro armadio ci sia una felpa della nostra taglia, se non più grande? Grazie mamma che mi conservi sempre le cose più belle).

Così abbiamo già l’aspetto di Hagrid che emerge dalla Foresta Proibita, ma a rendere tutto più variopinto ci pensano le macchie sparse in ogni punto (tipo anche sui gomiti), grazie alle quali possiamo ripercorrere quello che abbiamo fatto nei giorni precedenti: toh, ecco quella volta in cui ho mangiato le lasagne, e quell’altra in cui ho bevuto il caffè bollente, e quella in cui mi sono spiaggiato sulla pagina appena sottolineata in giallo fluorescente.

Dolci, dolcissimi ricordi.

 

3. Calzini spaiati

Posto che oramai io ho perso le speranze e uso i calzini spaiati anche per uscire, durante i periodi di studio intenso non ci penso due volte.

E vai con un calzino con la renna natalizia accoppiato a quello con i gelatini - in un connubio che celebra l’amato luogo comune secondo cui le stagioni di mezzo non esistono più - possibilmente uno di pile e l’altro di cotone, per mandare in confusione il mio ipotalamo già confuso.

 

4. Pantalone della tuta anni ‘90

Mi è capitato di ripescare dalla memoria i fuseaux (sì, perché alla mia epoca si chiamavano fuseaux invece di leggings) Arena con la staffa e di indossarli sentendomi piuttosto elegante mentre ripetevo venti linee di antibiotico per curare le endocarditi.

Ma trovo molto chic anche gli Adidas verde dentifricio da gang di Boca Raton o degli anonimi pantaloni grigi slabbrati da Bridget Jones quando ha appena deciso di rimettersi in forma.

Hanno tutti in comune una cosa: saranno vostri, e vostri solo, fino al prossimo lavaggio (ossia fino alla prossima sessione d’esami), dato che acquisiranno con dettagliata verosimiglianza la forma del vostro didietro. Funziona così stando seduti 8-10 ore al giorno: tipo stencil.

 

5. Accessori

Dagli occhiali con le lenti piene di ditate, passando per le pantofole pelose a forma di unicorno rosa e per il pallore da lavaggi mattutini con candeggina, finendo con i brufoli da stress che disegnano una graziosa Cassiopea sulla fronte.

Permettono di personalizzare l’outfit in modo da riuscire sempre a riconoscersi quando ci si guarda allo specchio, dato che, almeno personalmente, in certi momenti in cui passavo di sfuggita (per errore) davanti ad una superficie riflettente, mi sembrava di coabitare con la Gattara. E invece toh, ero io.

 

Sarete talmente abituati a vestirvi così che il giorno della laurea vi sentirete anche un po’ a disagio perché non avete ai piedi le vostre pantofolone preferite. E se fosse questo un regalo di laurea perfetto? La cosa bella dei regali è si possono desiderare le cose più strane, e la cosa ancora più bella è che per la laurea potete anche chiederle, organizzando una lista regalo online su Splitted.

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Diana Pettinato
#Bio

Catanese di nascita e di spirito, abita attualmente a Milano. Medico per vocazione, nel tempo libero si diverte a preparare dolci e a scattare foto, pubblicandole dopo su Instagram. Ha un'insana passione per le torte di mele, i cappelli, le tazze, il Natale e i viaggi. Ama leggere, andare alle mostre e guardare i film (anche se alla fine guarda sempre gli stessi). Punti fermi: la sua famiglia, i suoi amici e la voglia di sorridere sempre. Sogni nel cassetto: studiare a Parigi e aver un cane di nome Paul Anka.