Perché non mangiare più carne

Di Alessia Grimaldi - Scritto il

 

Dire oggi "sono vegetariano" non genera più particolare stupore. Dire "sono vegano" un po' ancora sì.
La risposta alla prima affermazione è di solito: "capisco, è una tua scelta". Solo in seguito – e se si è guadagnata sufficiente confidenza – ci si arrischia a chiedere il perché di tale cambiamento.
La seconda affermazione, invece, genera irrazionalmente un immediato pregiudizio di stranezza. La scelta del veganesimo appare forse troppo drastica ed è anche poco comprensibile per alcuni: essere vegani si porta addosso il giudizio di essere un cambiamento eccessivo e immotivato.

 

 

Questo pregiudizio ha generato una reticenza e una chiusura mentale nei confronti della parola vegano. Leggere sul packaging di un prodotto vegano ci fa immediatamente pensare a un alimento poco saporito, povero di nutrienti e alquanto finto. Un'intera dieta vegetale ha il diffuso sentore di essere para-soddisfacente. (Forse la colpa ce l'abbiamo anche noi, che usiamo vegano come attributo a qualsiasi cibo tradizionale facendo scatenare gliagguerriti tradizionalisti).

Le persone vegane al contrario affermano che provano piacere a mangiare alimenti di origine vegetale, che non provano nostalgia per il sapore della carne e che non manca loro nulla dell'alimentazione di prima.
La motivazione è sicuramente una scelta sentita e profonda, lontana dalle mode volubili.

 

Indubbiamente la scelta alimentare di ognuno è personale e pertanto opinabile, ma cerchiamo di capire quali sono le reali motivazioni di questa scelta.

Sono tre principali cause di questo "drastico" cambiamento: la scelta etica, la scelta di salute la scelta ecosostenibile.
I fautori della prima motivazione eliminano il consumo di carne dalla propria dieta perché non sopportano di contribuire alla macellazione industriale e alle tecniche barbare a cui sono sottoposti gli animali. Ormai sono moltissime le associazioni che divulgano filmati inediti per accrescere la nostra consapevolezza sul problema. Animali stipati in gabbiette minuscole, impossibilitati a muoversi, abbandonati in condizioni disperate, nutriti con antibiotici per evitare una morte inevitabile. Alcune persone non ce la fanno, non vogliono essere assassini del loro stesso cibo.

 

 

La seconda motivazione invece riguarda i presunti rischi che un eccessivo consumo di carne può portare all'organismo. Secondo recenti studi la carne processata (salumi e insaccati) è potenzialmente cancerogena. Questi dati allarmanti portano molte persone ad abbandonarne o limitarne di molto il consumo.

La terza scelta è la più attuale e anche il problema meno conosciuto. In relazione all'aumento di popolazione, cresce anche il consumo di carne e quindi aumenta l'effetto serra globale. Negli ultimi 50 anni il consumo di animali è raddoppiato, arrivando a quasi 50 kg all'anno per persona. Una richiesta massiccia comporta una produzione intensiva e una conseguente perdita di biodiversità dovuta all'enorme disboscamento indispensabile per fare posto ai pascoli e alle coltivazioni di mangimi.

 

 

 

Insomma le motivazioni sono svariate ma tutte valide. Conoscere le ragioni di determinate scelte ci fa aprire gli occhi su questioni per noi sconosciute, ci fa riflettere su problematiche attuali o anche solo comprendere il punto di vista di un'altra persona, empatizzare con le sue scelte e non descrivere come semplicemente strano tutto ciò che è diverso da noi.

 

 

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Alessia Grimaldi
#Bio

Nata in campagna e trapiantata in città, è una fervente amante delle metropoli contemporanee di grattacieli e possibilità. Una (quasi) laurea in Lettere, Alessia ha mille passioni e ne scopre di nuove ogni giorno. Ama leggere romanzi americani scritti bene, mangiare pizza e scoprire nuove band. Mal sopporta la banalità e finisce semprele frasi degli altri. È l’amorevole mamma di Daisy, un bulldog francese testardo tutto graffi e coccole. Nel tempo libero gestisce, insieme a suo fratello, la pagina Instagram Shotz of Italia sulle bellezze naturali del nostro paese, nata per gioco, ora fonte di soddisfazioni. Le sue doti multitasking entrano spesso in conflitto con le ventiquattr’ore giornaliere.