Son tutte belle le mamme del mondo

Di Cristina Amato - Scritto il

 

Si può stare ore e ore davanti a un foglio bianco cercando di trovare le parole giuste per fare gli auguri alla mamma.

Ciò che vorrei fare, oggi, grazie a queste righe, sono gli auguri più sinceri a tutte le mamme del mondo.

A quelle che lottano nei paesi in guerra per i propri diritti e per proteggere i propri figli, a quelle che rinunciano al pane per sfamarli, alle mamme che hanno dato la loro vita per salvare i figli dalle torture in giro per il mondo. Alle mamme nigeriane, che hanno visto le proprie figlie ridotte come ‘animali in gabbia’ nelle mani di uomini armati, violenti e senza scrupoli. Alle mamme e alle nonne di Plaza de Mayo che, dopo 40 anni, lottano ancora per riavere quei figli strappati dalla spietata dittatura militare. Voglio fare i miei auguri alle mamme del Nepal, che da giorni lottano per ricomporre i pezzi di città ormai perdute.

Voglio fare gli auguri a tutte le mamme che lottano in silenzio contro mariti violenti, a quelle che si alzano la mattina all’alba, che fanno lavori massacranti pur di poter far crescere ‘a modo’ i propri figli. A tutte le mamme che, per un periodo della loro vita, sono state costrette a rinunciare a essere donne, portando avanti il ménage familiare perché abbandonate. Alle mamme in un letto di ospedale che, nonostante tutto, danno forza ai propri figli, a quelle che i figli non li vedono da anni, ma che in cuor loro aspettano ancora di abbracciarli.

Voglio fare gli auguri a tutte le mamme che hanno visto i propri figli partire, chi per scelta chi per obbligo verso un futuro migliore. Voglio fare gli auguri a tutte le mamme che negli occhi hanno stampata gioia e malinconia.

Auguri alle giovani mamme, a quelle anziane, alle mamme volate in cielo che, da lassù, sanno ancora come essere presenti. Auguri alle mamme insonni, a quelle ansiose e preoccupate, alle mamme di una volta e a quelle moderne. Auguri alle future mamme, e dire loro che se esiste un mestiere più difficile beh lo stanno per scegliere.

Infine voglio fare gli auguri alla mia mamma e voglio dedicare questo brano a tutte le mamme del mondo.

 

“L’aroma del caffè mi faceva da guida nel lungo corridoio che divideva la mia stanza dalla cucina. A mia madre piaceva definire la mia stanza “la Tana” dalla quale uscivo solo per soddisfare i miei bisogni primari. Il resto del tempo lo trascorrevo in penombra con il computer sempre acceso, tre o quattro libri da leggere sul comodino e il mio plaid preferito sulle gambe: il quadro perfetto di una zitella quasi trentenne, ma non l’avrei mai ammesso. Mi feci guidare dall’ottimo profumo di caffè, finalmente mi sedetti in cucina, di fronte a donna Silva che, da anni, era sempre lì pronta ad accogliermi. Qualsiasi cosa avessi da dire o da fare, se ne avevo bisogno, lei era sempre lì a incoraggiarmi e a farmi credere che, nonostante tutto, al di là del lavoro di m****, della solitudine interiore e dello smarrimento generale, c’erano ancora tante cose per cui valeva la pena lottare. Era incredibile come ogni frase da lei pronunciata fosse caratterizzata da un sano e ingenuo ottimismo: lei, che di motivi per essere pessimista negli anni ne aveva avuti tanti, trovava sempre la forza di lottare. Lei che, ai suoi tempi, non aveva avuto la fortuna di scegliere cosa fare da grande, lei che aveva vissuto la sua vita nel sacrificio e nel rispetto degli altri, e che aveva dedicato la sua vita intera a noi e a mio padre senza chiedere mai nulla in cambio, senza rinfacciare sacrifici. Si sedette di fronte a me, con il suo solito sguardo complice, nell’attesa smaniosa che io potessi rivelarle qualcosa di positivo. Ogni giorno era come se fosse in attesa di notizie.

«Ciao Silva – le dissi – mi prepari un buon caffè, di quelli che solo tu sai fare?»

Lei mi guardò e sorridendo mi disse: «Ruffiana, il caffè con le cialde non richiede né magia, né attesa, è veloce come questi tempi che stiamo vivendo.»

E com’era sua abitudine, si lanciò nella sua arte preferita: la narrazione.

«Non è più come una volta, quando ero ragazzina io che il caffè era un rituale, bisognava lavare la caffettiera per bene, macinare il caffè, scegliere la giusta quantità e poi at-tendere, attendere che salisse. Nel frattempo si chiacchierava e ci si lasciava quasi stordire da quell’aroma unico che ancora tutt’oggi identifico come il ricordo di casa. Adesso, Alice, è tutto diverso, adesso per bere un caffè basta avere una macchinetta e una cialda, in pochi secondi il caffè è già pronto per essere preso al volo e, in qualche modo, ostacola la conversazione. Il caffè va di fretta, come noi e i nostri sentimenti. Invece, figlia mia, dovremmo imparare nuovamente a fare il caffè come una volta, a rallentare, a dare la possibilità agli altri di aprirsi di più, e permettere a noi stessi di avere più tempo per capirci.»

Incredibile, mia madre da una semplice tazzina di caffè riusciva a creare una brillante metafora sulla frenesia e l’impazienza dell’essere umano. Mia madre, una donna che mi ricordava, attraverso i suoi modi garbati, umili ed eleganti cosa significasse davvero la parola vita, con tutte le sue sfumature. Dopo aver ascoltato in silenzio la storia del caffè mi alzai, la abbracciai e le dissi: «Mamma, domani ti preparo io il caffè, con la nostra vecchia caffettiera.”

(Tratto da Ogni tanto mi tolgo gli occhiali)

Auguri Mamme da tutto il team di Splitted che il regalo più bello sia gioia e amore. 

Cristina Amato
#Bio

Cristina è caporedattrice di Splitit Magazine. Laureata presso la facoltà di Lettere e Scienze Umane di Neuchâtel ( Svizzera). Professione copywriter presso un’agenzia pubblicitaria è appassionata di letteratura e di pois. Nel 2013 pubblica il suo romanzo di esordio “Ogni tanto mi tolgo gli occhiali”, nel 2014 la raccolta “Fogli Sparsi” dall’omonima pagina Facebook. Affetta da patologie letterarie sta ancora contando i sogni nel cassetto. Attualmente è al lavoro sul suo secondo romanzo.