Un week end a Valencia: quello che non potete assolutamente perdervi

Di Diana Pettinato - Scritto il

Mi ricorderò sempre quello che mi disse il giorno prima di partire.

Io gli dissi semplicemente:

“Gino… Domani vo in Spagna!”

E lui, altrettanto semplicemente, mi rispose:

“Olè!”

 

 (Il ciclone)

 

E vabbè, non è che si può sempre citare Umberto Eco.

A volte bisogna accontentarsi di ricorrere a Pieraccioni per spiegare un concetto, e cioè quello secondo cui, un bel week end, semplicemente sono andata a Valencia con due delle mie più care amiche.

Perché proprio Valencia?

A dire il vero non c’è un perché, o meglio, ci sono tanti piccoli perché che si sono uniti a formare una motivazione valida: perché nessuna di noi c’era mai stata, perché abbiamo trovato dei voli a prezzi convenienti, perché ci serviva una città da riuscire a visitare in 48 ore e perché noi italiani in Spagna, in fondo, ci sentiamo sempre un po’ a casa (anche se bisogna ammettere che la stessa formazione si è anche spinta ad ammiccare al nord Europa).

Quindi, se anche voi avete le stesse nostre esigenze, ecco qualche consiglio su come ottimizzare le giornate.

Prima però qualche consiglio in pillola:

1.       Camminate a piedi, non vale la pena spendere soldi per i mezzi perché la città è molto piccola (vale la pena prendere un bus solo per arrivare al mare perché è un po’ più distante); in più, così facendo e come luogo comune impone, potrete gustare la vera essenza della città. Si sa, non si può dire di aver visitato una città come si deve finché non ci si perde tra le viuzze (e io non intendo un perdersi romantico, intendo proprio un perdersi perdersi, non sapendo più da che parte bisogna andare)

2.       Andate a dormire nella zona del Mercado Central, da lì vi spostate ovunque con facilità a prova di bionda (anche tinta)

3.       Mettetevi una museruola, o passerete tutta la vacanza a mangiare, perché probabilmente c’è più cibo che ossigeno

4.       La sangria nemmeno ve la nomino, tanto è ovvio che va bevuta a qualsiasi ora del giorno.

Giorno 1

Mattina

Mercado Central – o Mercat Central, come si dice in valenciano. Niente di più e niente di meno di un qualsiasi mercato cittadino, ma incorniciato in un’inaspettata architettura di inizio Novecento.

Sempre per riferirci alla vera essenza della città di cui sopra: per trovarla, bisogna recarsi dove gli autoctoni svolgono le loro attività quotidiane. E comunque, non riuscirete a resistere agli allestimenti di frutta, verdura, frutta secca, carne, pesce e formaggi, profumati e coloratissimi, e tornerete a casa con qualche strano frutto o con una fetta di formaggio azzurro (come nel mio caso).

(7.30-15 lun-sab)

 

La Lonjauscendo dal Mercado Central vi troverete di fronte a questo meraviglioso palazzo risalente al XV secolo, quando Valencia era all’apice del suo splendore. La costruzione venne affidata all’architetto Pere Compte, che riuscì nell’intento di progettare un edificio destinato gli scambi commerciali tra i produttori di seta e altri commercianti rendendolo comunque uno degli esempi di architettura civile in stile gotico più belli di tutta la Spagna. Vale la pena affittare l’audioguida, che, partendo dall’esterno dell’edificio, vi svelerà segreti e significati di ogni particolare (il tour così dura circa un’ora e merita davvero).

(9.30-19 lun-sab/9.30-15 dom; biglietto intero 2€/bambini 1€/domenica ingresso libero; audioguida 3€)

 

La Catedral e El Migueletegioiello di punta della città vecchia, è un edificio semplice ma intrigante, anche perché custodisce nientemeno che il Santo Graal. Nell’architettura della costruzione si mescolano diversi stili, ma il punto forte sono gli affreschi rinascimentali dai colori vivaci collocati sopra l’altare e il campanile, el Miguelete, a cui si arriva scarpinando per 207 gradini a spirale. Si fatica (sono i gradini più alti che io abbia mai visto), ma la vista del centro storico della città sarà una giusta ricompensa.

(la Catedral 10-17.30 lun-sab/14-17.30 dom, chiusa dom nov-fe; biglietto intero 5€/bambini 3,50€;

el Miguelete 10-19.30 lun-sab/10-13 e 17.15-19.30 dom; biglietto intero 2€/bambini 1€)

 

Pranzo

La casa di Sophiaavete presente quei posti in cui già solo entrando vi viene da sorridere senza un perché e vi sentite semplicemente nel posto giusto al momento giusto? Ecco, questo è uno di quei posti.

Arredamento retrò e colorato, che ben si sposa con i piatti ricercati ma genuini che trovate nel menu: posso dire con certezza di aver mangiato qui uno dei dolci più strani e particolari della mia vita, ossia il pachamama, un toffee di arachidi con banana tostata e gelato al cioccolato piccante.

(20.30-24 mar/13.30-16 e 20.30-24 mer-sab/13.30-16 dom; piatti 8-16€)

 

Pomeriggio

Institut Valencià d’Art Modernmuseo un po’ élite, ma che si stacca dal resto dell’arte che si incontra a Valencia. Ospita una mostra permanente di opere spagnole del XX secolo e la collezione di Julio González, scultore catalano dedito alle opere in ferro, e altre mostre temporanee che spaziano dalla fotografia, alla scultura, ai quadri e ai video.

(11-19.30 mar-dom; biglietto intero 6€/biglietto ridotto 3€)

 

Torres de Quartanche qui una scarpinata, ma merita, soprattutto se fatta al tramonto: una volta in cima, notate i buchi lasciati dalle cannonate francesi durante l’invasione napoleonica del XIX secolo e fate un saluto a Madrid, verso cui la torre si affaccia.

(10-19 mar-sab/10-15 dom; biglietto intero 2€/bambini 1€)

 

Horchatería Santa Catalinanon potete andare a Valencia senza bere almeno una horchata, la loro bevanda tipica fatta a partire da dei tuberi chiamati chufas. Una bevanda dolce, un misto tra un latte di mandorla e un’acqua di cocco, che va bevuta fresquita e possibilmente accompagnata dai fartóns, panini lunghi e stretti ricoperti di glassa. Na bomba, va, soprattutto se ve la bevete qui con le vecchine della città a farvi compagnia e le piastrelle colorate come sfondo.

(8-21 lun-ven, fino alle 21.30 sab e dom)

 

Cena

Delicatpassando per Calle Conde Almodóvar non verrebbe da sedersi proprio in questo ristorante, piuttosto anonimo e anche un po’ nascosto, ma non provarlo sarebbe un grave errore.

La cucina è la tipica spagnola a base di tapas, ma si tratta di tapas rivisitate in chiave originale e orientaleggiante. Le nostre preferite: salpicón de pulpo y langostinos al estilo asiático e ensalata de sashimi de salmón con aguacate, patata y mayonesa japonesa, ma penso che scegliendone tre a caso il risultato sarebbe stato comunque identico, cioè puro godimento.

Non metto foto volontariamente: non rendono giustizia alla bondà dei piatti.

(13.45-15.30 e 20.45-00.30 mar-sab/13.45-15.30 dom; piatti 10-15€)

 

Sant Jaumeun bar minuscolo, che un tempo era una farmacia, che si caratterizza per il bancone in marmo e il soffitto in legno dal fascino un po’ retrò. Accomodatevi nei tavolini fuori, in modo da avere una buona vista sul viavai cittadino, e ordinate un’agua de Valencia (cocktail di cava e succo d’arancia).

(6.30-1.30)

 

Giorno 2

Mattina

Jardines del Turiaun polmone verde di 9 km, che si estende lungo il vecchio letto del Rio Turia e che ospita un susseguirsi di campi sportivi, dal basket, all’equitazione, alle corsie dedicate alla corsa. Circonda la parte orientale di Valencia, quindi è un’ottima alternativa per una passeggiata (a passo lento, mentre si guarda la brava gente fare sport).

 

Jardines del Realcostituiscono una sorta di spin-off dei Jardines del Turia e anche qui è il luogo ideale per fare due passi, all’ombra di palme e aranci e, addirittura, una piccola voliera.

 

Pranzo

Playa de las Arenas, Playa de la Malvarossa, Playa de la Pataconalungo tratto di spiaggia, che si allontana man mano dalla città. Classica spiaggia, adatta anche per i bagni fuori stagione e per gli amanti del surf.

Per un costume in valigia c’è sempre posto, non fate come noi che siamo morte di caldo stando vestite al mare come i turisti tedeschi.

 

Casa Carmelauna sola parola: paella. Doveva arrivare questo momento prima o poi, ed è arrivato in una padella larga come un letto matrimoniale, con un lenzuolino di riso giallo e una coperta di gamberi e scampi. Noi abbiamo scelto la paella de marisco, ma la scelta è ampia, sia come tipologia di paella (rigorosamente cotte alla brace a fuoco lento, infatti ci sarà da aspettare una mezz’oretta), sia come alternative, quasi tutte però a base di pesce (e giustamente, dato che siamo praticamente in mare).

(13.00-16.00 mar-dom; piatti 10-20€)

 

Pomeriggio

Ciudad de las Artes y las Cienciasil vero orgoglio della città, progettato in gran parte dal celebre architetto valenciano Santiago Calatrava. Si estende per 350.000 mq sempre lungo il letto del Rio Turia (quindi per questo secondo giorno mi pare chiaro che le scarpe comode siano essenziali) e comprende varie strutture, una più bella dell’altra, che è possibile visitare sia dall’esterno che dall’interno, in cui organizzano mostre e concerti. Troppa roba da vedere (Hemisfèric, Museo de las Ciencias Príncipe Felipe, Palau de les Arts reina Sofía, Umbracle, Oceanogràfic), e infatti non vi dico nulla, anche perché noi, bravissime, siamo arrivate tardi ed era già scattata l’ultima ora utile per visitare le strutture, quindi il vero consiglio è: controllate gli orari sul sito!

 

Russafaun barrio popolare diventato trendy, che durante il giorno offre gallerie d’arte alternative e negozi vintage, mentre la sera è il posto perfetto per un aperitivo un po’ intellettuale in caffè letterari che offrono tapas di qualità. Noi per salutare Valencia abbiamo scelto l’Ubik Café, che vi consiglio.

 

Questo viaggio è nato come idea regalo per una delle due amiche con cui sono partita: continuiamo a pensare che non ci sia modo migliore di festeggiare il compleanno che un bel viaggio come regalo.

Se anche voi la pensate così, potrebbe interessarvi il servizio offerto da Splitted, il barattolo digitale con cui è possibile organizzare liste regalo online per compleanni, matrimoni, lauree e altre occasioni speciali.

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Diana Pettinato
#Bio

Catanese di nascita e di spirito, abita attualmente a Milano. Medico per vocazione, nel tempo libero si diverte a preparare dolci e a scattare foto, pubblicandole dopo su Instagram. Ha un'insana passione per le torte di mele, i cappelli, le tazze, il Natale e i viaggi. Ama leggere, andare alle mostre e guardare i film (anche se alla fine guarda sempre gli stessi). Punti fermi: la sua famiglia, i suoi amici e la voglia di sorridere sempre. Sogni nel cassetto: studiare a Parigi e aver un cane di nome Paul Anka.