5 piccoli incidenti che rendono intollerabile la routine mattutina di uno studente universitario

Di Diana Pettinato - Scritto il

 

A cominciare dall’orario e dal suono della sveglia, ognuno di noi ha il proprio rituale mattutino.
Ci sono i nostalgici che sono ancora fieri proprietari di una sveglia diversa dallo smartphone, di quelle da schiacciare con violenza per spegnerle, e quelli che invece giustificano 800 euro di telefono utilizzandolo anche come sveglia.
Ci sono i posticipatori di sveglie seriali, di 5 minuti in 5 minuti, finché non ci accumulano 20 minuti di ritardo e la lezione a cui devi andare comincia nel momento in cui versi i cereali nel latte, e ci sono quelli che si svegliano naturalmente un minuto prima della sveglia o che si alzano alla prima nota della musichetta (creature mitologiche, per quanto ne so).
Ci sono quelli a cui piace fare colazione con calma, magari sfogliando una rivista, e quelli che bevono un caffè al volo, quelli a cui piace rifare il letto e quelli che lo lasciano disfatto come se fossero appena entrati i ladri, quelli che preparano zaino e vestiti la sera prima (io non l’ho mai fatto nemmeno in seconda elementare) e quelli che, con gli occhi ancora chiusi, cercano nell’armadio qualcosa di non troppo indecente per presentarsi in università (ma i calzini saranno sempre spaiati, sappiatelo).
Ma quali sono i piccoli incidenti che rendono il percorso dal letto all’università difficile, al punto che quasi quasi decidiamo di mollare?

 

Bruciare il caffè

 

Penso di parlare per tutti, perché gli studenti universitari che non bevono caffè la mattina sono una minoranza decisamente trascurabile.
Una mattina che comincia con il caffè bruciato o con i caffè che straborda dalla caffettiera è una mattina destinata ad andare sempre peggio.

Uno studente universitario davanti al caffè bruciato è un po’ come Superman davanti alla criptonite: quella bevanda sacra, invece di darti energia, adesso ti indebolisce, e il pensiero di dover preparare una nuova caffettiera in quel momento ti sembra più difficile di preparare un esame in due giorni (il che è tutto dire).

 

Non trovare le chiavi di casa prima di uscire

 

Questo di per sé non è un momento difficile, quello che è difficile è resistere alla tentazione di dire “se non trovo le chiavi di casa non posso uscire, quindi tanto vale rimettermi a letto”.
È un confine sottilissimo quello tra il cercare le chiavi in posti assurdi, tipo nel barattolo del sale, e l’essere di nuovo a letto, sotto il nostro caro, carissimo piumone, con un sorrisetto stampato sulla faccia.
Poi possibilmente le chiavi saranno dove sono sempre state, su un tavolino all’ingresso presumibilmente, ma la frenesia della mattina presto + ritardo + miraggio di tornare a dormire obnubila il nostro giudizio e ce le fa cercare in angoli della casa che nemmeno ci ricordavamo esistessero.

 

Starnutire dopo essersi messe il mascara

 

Ok, questo forse è un po’ settoriale per noi femminucce (anche se non è detto), ma ogni volta che mi succede io mi domando COME CAVOLO SIA POSSIBILE.
Ma cos’è, lo sa quello starnuto che hai lì lì incipiente dal giorno prima che alle 7.56 ti metterai il mascara e aspetta quel momento per manifestarsi e farti sembrare un panda?
La sequenza di eventi è la seguente: mascara (per tipo 4 minuti, ciglia per ciglia, con una precisione degna di un chirurgo plastico), starnuto, apertura degli occhi a rallentatore per paura di quello che vedremo, panico e incredulità per il disastro che uno starnuto della durata di mezzo secondo ha provocato, tentativo di sistemare le cose cancellando il nero in eccesso con mezzi di fortuna.
Il risultato, nella migliore delle ipotesi, è il seguente:

 

Uscire di casa e accorgersi che il telefono ha la batteria scarica


Occhi al cielo e maledizioni dirette a noi stesse, al caricabatterie e alla vita.
Quello che desideravamo era solo ascoltare un po’ di musica per tirarci su durante il tragitto fino all’università e qualche innocente chiacchiera con i nostri amici… Quanto è triste infilare le cuffie, aprire Spotify e notare quel 19% con la tacca della batteria rossa in alto a destra.

Odio profondo.
Ovviamente il caricabatterie è casa, proprio lì dov’era la sera prima, pronto a fornirci energia, ma questo per qualche strano motivo non è successo, e quello a cui siamo destinati è un viaggio in metropolitana guardando tutti gli altri giochicchiare con i loro bei telefoni carichi, mentre noi siamo costretti a pensare, magari. Alle 8 di mattina.
Che cattiveria.

 

Arrivare in università e scoprire che la lezione è stata annullata


Un misto di gioia e dolore fa capolino dal nostro cuore: gioia, ovviamente, perché ci sembra di tornare ai tempi del liceo, in cui si arrivava davanti al cancello della scuola e si scopriva che c’era sciopero, dolore perché vuol dire che abbiamo sacrificato inutilmente fondamentali ore di sonno e che adesso, già che siamo lì, potremmo teoricamente fermarci a studiare. Queste sono le riflessioni che rovinano in modo irreparabile un momento così bello.
Vabbè, almeno possiamo concederci una colazione al bar, almeno lì il caffè non dovrebbe essere bruciato.

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Diana Pettinato
#Bio

Catanese di nascita e di spirito, abita attualmente a Milano. Medico per vocazione, nel tempo libero si diverte a preparare dolci e a scattare foto, pubblicandole dopo su Instagram. Ha un'insana passione per le torte di mele, i cappelli, le tazze, il Natale e i viaggi. Ama leggere, andare alle mostre e guardare i film (anche se alla fine guarda sempre gli stessi). Punti fermi: la sua famiglia, i suoi amici e la voglia di sorridere sempre. Sogni nel cassetto: studiare a Parigi e aver un cane di nome Paul Anka.