Dalle videocassette al binge watching. Perché ci piacciono tanto le serie tv

Di Alessia Grimaldi - Scritto il

La fruizione di prodotti televisivi è immensamente cambiata negli ultimi anni. Ancora mi ricordo quando registravo su videocassetta le puntate delle mie serie preferite (che allora non si chiamavano ancora serie tv), per riguardarle quando sarei tornata a casa. Una puntata a settimana, della durata di mezz'oretta - troppo poco pensavo allora - tra un episodio e l'altro passava un'attesa che sembrava infinita, durante la quale immaginavamo cosa sarebbe accaduto ai personaggi e come si sarebbe evoluta la storia. La puntata successiva confermava o stravolgeva la nostra personale versione.

 

 

 

Insomma le soap e le fiction a puntate ci piacciono da sempre, ma negli ultimi anni il loro gradimento ha subito un'accelerata. Oggi sembra proprio che i film abbiano perso attrattiva a favore di questi prodotti serializzati distribuiti perlopiù sul web. 
Ma come mai è successo questo?

La rivoluzione più straordinaria è il poter guardare in continuazione molte puntate di seguito, senza interruzioni e addirittura senza dover passare da un episodio all'altro. Insomma, basta accendere, far partire la prima puntata e godersi lo spettacolo. Il tutto a un prezzo mensile modico che spesso si tende a dividere con gli amici. Ci sono serie per tutti i gusti, di ogni genere e tipologia, anche documentari. Quindi le piattaforme di streaming sono uno strumento utile per tutta la famiglia, a ogni età.

 

 

 

Il fatto che la visione sia diluita in più episodi collegati fa sì che gli spettatori si leghino ai personaggi, prendendo a cuore le loro vicende, affezionandosi e parteggiando per una scelta o per l'altra. Alcune serie proseguono per sette o più anni. Finisce così che gli spettatori crescono insieme agli attori, immedesimandosi in loro, copiandone vita e atteggiamenti, venendo influenzati nelle scelte di vita. Per esempio Sheldon Cooper potrebbe farvi venire voglia di diventare ingegneri fisici o Walter White… ehm no, quello meglio di no.

Per contro con l'avvento di queste piattaforme la visione è profondamente cambiata. Non siamo sostanzialmente più in grado di saper aspettare, di attendere per vedere il proseguimento della storia, e finiamo per "ingozzarci" del prodotto in un'unica volta. Questo vuol dire che non immaginiamo più, non ci sforziamo di pensare una nostra personale versione, di allenare la fantasia a indovinare cosa accadrà. Le puntate sono lì, a nostra disposizione, e la curiosità è più forte della parsimonia. Sappiamo che poi proveremo un senso di vuoto alla fine della visione, ma non sappiamo trattenerci, non vogliamo centellinare il godimento, preferiamo sapere tutto e subito. Guardare, oggi, significa visualizzare passivamente delle immagini. Un po' pigri, adoriamo vederci somministrate delle storie piuttosto che contribuire a costruirle.

A colpi di "ancora un altro episodio" facciamo binge watching e in una notte la lunga attesa è colmata e fa seguire un nuovo vuoto da narrazioni.

 

 

 

Ma perché ci piacciono tanto le serie tv?
Le serie odierne si distanziano molto dalle soap opera quotidiane che le nostre nonne amavano tanto guardare mentre stiravano. Sono prodotti di alta qualità, scritti con arte, con dialoghi arguti, dalle trame complesse e colpi di scena calcolati. Non hanno nulla da invidiare al grande cinema.

Di fatti nonostante si presentino divise in pezzi per facilità di fruizione, sostanzialmente si tratta di un unico lungo film. Dove finisce una puntata inizia la successiva, gli episodi sono narrativamente collegati. È per questo che non riusciamo a smettere di guardarle. È come se la serie ci stesse parlando, raccontandoci una lunga storia in sequenza e non ce la sentiamo di interromperla. Ci sembra un oltraggio spezzare l'incanto.

Le serie tv quindi rispondo a un bisogno di evasione e di intrattenimento che solletica la nostra curiosità e, cosa non meno importante, crea legami.

Come ogni moda che si rispetti anche questa ha il pregio di unire persone che hanno i medesimi gusti. Spesso guardiamo un programma solo perché lo fanno i nostri amici per scoprire poi di essercene a nostra volta innamorati. Il passaparola fa crescere gli ascolti, la serie sale in classifica e la sua storia diventa l'argomento preferito nelle cene tra amici.

 

 

Dietro questi universi nascono poi dei fandom attivissimi e agguerriti che difendono strenuamente i propri personaggi preferiti e diffondono viralmente la passione per quel mondo fantastico: pagine social dedicate, contest di fanfiction, adozione di abitudini in tema: tutto pur di non accettare la fine storica della serie e non farne tramontare l'universo. Pensate che il boom Game of Thrones ha generato l'adozione massiccia di nomi ispirati ai personaggi per i nuovi nati e solo nel 2017 si sono registrate un centinaio di neonate chiamate Khaleesi.

Un altro modo per perpetrare all'infinito una storia è creare degli spin-off, ovvero serie che hanno come protagonista un personaggio secondario di un'altra. Ne è un esempio Better Call Saul, derivato da Breaking Bad. 

 

Alla moda da serie contribuiscono - ovviamente - i social network. Da un lato ci sono quelli appositi che pubblicizzano il fenomeno e sono preposti ad attrarre nuovi spettatori, dall'altro c'è il parlare che ne fa la gente comune che crea curiosità e porta un a conformarsi alle attuali visioni per "vedere un po' com'è". 
Comunque sia parlarne accresce il fenomeno e oggi praticamente tutti i millennials guardano serie tv dal proprio pc. È una rivoluzione che riguarda una generazione ma non solo: come dicevamo prima tutta la famiglia può goderne e anche i più scettici finiranno per appassionarsi a qualche prodotto, in linea con i propri gusti.

 

La TV resta sempre più spenta. E come non notare i vantaggi dell'avere un catalogo libero e senza pause nella visione rispetto a un palinsesto a orari programmati continuamente inframezzato da interruzioni pubblicitarie? Non è detto che lo streaming debba decretare la morte della televisione, ma di certo si tratta di una fruizione diversa che può essere preferita in certi contesti.  E come mi ricordano le vecchie videocassette impilate che usavo per registrare: ogni cosa è destinata a evolversi e a cambiare, la nostalgia è un freno di cui non sentiamo il bisogno.

 

 

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Alessia Grimaldi
#Bio

Nata in campagna e trapiantata in città, è una fervente amante delle metropoli contemporanee di grattacieli e possibilità. Una (quasi) laurea in Lettere, Alessia ha mille passioni e ne scopre di nuove ogni giorno. Ama leggere romanzi americani scritti bene, mangiare pizza e scoprire nuove band. Mal sopporta la banalità e finisce semprele frasi degli altri. È l’amorevole mamma di Daisy, un bulldog francese testardo tutto graffi e coccole. Nel tempo libero gestisce, insieme a suo fratello, la pagina Instagram Shotz of Italia sulle bellezze naturali del nostro paese, nata per gioco, ora fonte di soddisfazioni. Le sue doti multitasking entrano spesso in conflitto con le ventiquattr’ore giornaliere.