Podcast mania: intrattenimento e svago nelle orecchie

Di Alessia Grimaldi - Scritto il

Ormai auricolari nelle orecchie non vuol dire più solo musica: il podcast è la nuova frontiera dell'intrattenimento. Ne avrete sicuramente sentito parlare e magari ne avete ascoltato qualcuno, per curiosità o interesse, ma vi siete mai chiesti perché si chiama così, quando e come è nato?

Intanto dovete sapere che la parola podcast deriva dall'unione tra pod, in riferimento al supporto di riproduzione audio più diffuso allora, iPod di Apple, e broadcast, diffondere, trasmettere. Il nome resterà sempre questo, nonostante Steve Jobs approvò con riserva l'utilizzo del nome iPod, che da un lato era lo strumento ideale per collezionare e ascoltare questi prodotti, dall'altro fu un palese sfruttamento del successo del dispositivo Apple per consacrare questo nuovo fenomeno al successo.

 

 

Si tratta di una trasmissione o un contenuto radio o video, registrato digitalmente, reso disponibile su Internet e scaricabile e riproducibile in un secondo momento, anche su un lettore portatile.

Non è un fenomeno nuovo, nasce molto prima di quanto possiamo pensare, ovvero nei primi anni 2000, negli Stati Uniti, grazie alla combinazione della commercializzazione dei dispositivi portatili Mp3, una rete internet sempre più a portata di tutti e le nuove tecniche di editing del suono.

Così, produrre e diffondere audio — musica ma non solo — divenne un lavoro facile e abbastanza economico; di conseguenza sul web iniziano a diffondersi programmi radiofonici di emittenti, ma anche registrazioni di audioblogging.

 

 

La possibilità di registrare trasmissioni audio fruibili su dispositivi portatili anche in un secondo momento, fa letteralmente esplodere il fenomeno podcast. Si tratta sostanzialmente di “radio on-demand”, dove è l’ascoltatore che decide cosa scaricare e ascoltare. Il podcasting dà l’opportunità a questi programmi di essere caricati online e avere così una distribuzione nazionale, anche se via internet anziché via radio. Sono così fruibili in tutto il mondo, in qualsiasi momento, in differita rispetto alla loro diffusione, sempre grazie alla potenza del web.

Questa modalità di condivisione fa emergere una serie di programmi di blogging - personali e radiofonici - in cui l'obiettivo è raccontare delle storie, intrattenere interessando, e non solo distrattamente come potrebbe fare una trasmissione radio. Sono programmi sempre godibili perché poco legati all'attualità, dovuto al fatto di poter fruire della trasmissione anche a distanza di tempo dalla sua registrazione.

Inoltre si può constatare un'alta professionalità di registrazione e montaggio, una scrittura narrativa e calibrata, più vicina alla lettura che all'improvvisazione spontanea della radio, che costruisce un rapporto intimo con gli ascoltatori.

 

 

Il primo pubblico a restare affascinato dal podcasting è quello giovane, che conosce già bene i dispositivi elettronici di riproduzione audio, e sperimenta subito questa forma di intrattenimento.

Anche gli argomenti sono a loro vicini e godono di una libertà di tematiche che trova nella narrazione vocale la propria forma di espressione più vera. I podcasting, essendo appunto programmi "di nicchia" parlano di temi che sembrava impensabile potessero affrontare le radio: violenza, discriminazioni di razza o genere, sessualità, povertà. Così il podcasting sensibilizza mentre affascina.

 

 

 

Mentre negli Stati Uniti il podcasting raggiungeva vette altissime tra i programmi di intrattenimento, in Europa le cose andarono diversamente. Gli europei hanno inizialmente osservato il fenomeno tra l'ammirato e il preoccupato, per poi decidere di tagliare, con la scusa della crisi, tutte quelle produzioni alternative, documentari e radio sperimentali, di fatto mettendo a tacere le espressioni di intrattenimento alternativo. L'unico fenomeno di podcasting che l'Europa conobbe inizialmente è il rendere disponibili i programmi radiofonici on-demand, in differita, senza studiare alcuna forma di produzione originale che sfruttasse le nuove tecnologie digitali.

 

 

Di conseguenza lo sviluppo dei podcast si è verificato al di fuori delle radio pubbliche, per iniziativa di privati. Per esempio il collettivo danese Third Ear riempie una volta al mese un cinema da mille posti per delle semplici serate di ascolto, oppure il podcast svedese Spår che è arrivato a un milione di download in un paese da dieci milioni di abitanti, e ha persino cambiato il destino giudiziario del protagonista del podcast. 

Accortesi dell'enorme occasione successo che il podcast promette, anche le radio pubbliche sono tornate sui propri passi, ma con ancora scarsi risultati.

 

 

Oggi in Italia sono moltissimi i podcast disponibili e di successo. Qualche esempio:

  • MILANO, EUROPA di Francesco Costa, vicedirettore de Il Post, che racconta come Milano è cambiata negli ultimi 20 anni. Durata per puntata 40 minuti.
  • Sempre di Francesco Costa, DA COSTA A COSTA, che invece indaga le politica e la società americana sotto Donald Trump. Durata 20 minuti.
  • VELENO, che affronta fatti di cronaca con inchieste critiche e professionali. Ispirato all'originale versione americana Serial. Durata 40-50 minuti. 
  • WEEKLY POST, per iniziativa de Il Post (ispirato alla versione americana Daily per New York Times) che sceglie ogni settimana una notizia interessante da affrontare in modo approfondito e a 360 gradi. Durata 30-40 minuti.
  • KONRAD, cosa succede all'interno del Parlamento Europero. Durata 25 minuti.
  • ARCHIVIO PACIFICO, lunghe chiacchierate con personaggi famosi. Durata 50 minuti.
  • MORGANA, di Michela Murgia. Ogni puntata dedicata a una donna controcorrente. Durata 50 minuti.
  • QUASIDì, podcast eterogeneo per sensibilizzare le nuove generazioni a tematiche di responsabilità sociale, politica, social, ambiente, femminismo e molto altro. Durata 30 minuti.
  • La RISERVA, ogni settimana una disamina sullo sviluppo del calcio mondiale. Tecnico e ironico, con un occhio a ciò che circonda lo sport: politica, personaggi, storie, gag. Durata 1 ora e 30.
  • SCIENTIFICAST, il nonno di tutti i i podcast, è indipendente, nato nel 2007. Parla di scienza, tecnologia, spazio e cambiamento climatico in modo divertente, leggero ma sempre attendibile e rigoroso. Durata a puntata: 40-60 min

 

I podcast possono essere ascoltati su diverse piattaforme, come Spotify, iTunes, Speaker, Audiocast, Freerumble, Soundcloud. Il successo dei podcast sta nel fatto che ci permettono di informarci mentre facciamo altro, che sia cucinare, andare a lavoro, camminare, fare il bucato, pedalare. Riempiamo così i momenti di attesa, o i momenti morti, quando saremmo tentati di prendere in mano lo smartphone e sprecare inutilmente quei minuti. Certo ascoltare un podcast richiede un po' di attenzione per non perdere il filo del discorso, non possiamo sostituirlo all'ascolto distratto della musica. Tuttavia è un prodotto godibilissimo e di facile comprensione, oltre che istruttivo.

Resta ancora da capire se il podcasting è un mezzo di comunicazione o un genere narrativo dalle forme sperimentali.

 

 

 

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Alessia Grimaldi
#Bio

Nata in campagna e trapiantata in città, è una fervente amante delle metropoli contemporanee di grattacieli e possibilità. Una (quasi) laurea in Lettere, Alessia ha mille passioni e ne scopre di nuove ogni giorno. Ama leggere romanzi americani scritti bene, mangiare pizza e scoprire nuove band. Mal sopporta la banalità e finisce semprele frasi degli altri. È l’amorevole mamma di Daisy, un bulldog francese testardo tutto graffi e coccole. Nel tempo libero gestisce, insieme a suo fratello, la pagina Instagram Shotz of Italia sulle bellezze naturali del nostro paese, nata per gioco, ora fonte di soddisfazioni. Le sue doti multitasking entrano spesso in conflitto con le ventiquattr’ore giornaliere.